Il mistero di Helene Mayer

La foto è al contempo bellissima e spaventosa. È stata scattata in un tardo pomeriggio d’agosto, alle Olimpiadi di Berlino, nel 1936. La schermitrice Helene Mayer viene fermata nella sua corsa verso l’oro solo dall’agguerrita ungherese Ilona Schacherer. La vediamo quindi sul secondo gradino del podio, vestita di bianco e fiera mentre alza il braccio ed esclama: “Heil Hitler”. Nulla di strano ai tempi del nazismo, starete pensando. Se non fosse che Helene Mayer è ebrea da parte di padre

Non avrebbe nemmeno partecipato ai Giochi, se il Comitato Olimpico Internazionale non avesse minacciato di escludere la Germania se non le avesse dato la possibilità di gareggiare. D’altronde Mayer se lo meritava: aveva vinto le Olimpiadi di Amsterdam 1928 e vantava due titoli mondiali. Tuttavia, dopo un deludente quinto posto alle Olimpiadi di Los Angeles 1932 e dopo essere stata espulsa dal circolo di scherma della sua città, Offenbach am Main, Mayer aveva deciso di rimanere negli USA per finire gli studi. Fu solo quattro anni dopo, anni passati in esilio senza che il suo nome potesse nemmeno apparire sulla stampa del suo Paese, che Mayer ricevette la chiamata: il Comitato Olimpico Tedesco la invitava a rappresentare la Germania alle Olimpiadi di Berlino. Helene Mayer si ritrova quindi nel bel mezzo della polemica: gruppi di ebrei statunitensi ed europei cercano di dissuaderla ma lei, inaspettatamente, accetta dichiarando che sarebbe stato un piacere per lei e ammettendo di non vedere l’ora di riunirsi con la sua famiglia.

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La performance di Mayer è memorabile. Ma di quel giorno rimane soprattutto quella foto e una domanda: perché fece il saluto nazista come tacita approvazione dell’odio che aveva colpito il suo popolo e lei stessa?

La risposta più ovvia è che non ebbe scelta. Gli atleti tedeschi erano obbligati ad alzare il braccio sul podio; rifiutarsi avrebbe causato loro gravi conseguenze. Ma la vera domanda, quella che tormenta storici, biografi ed esperti della Shoah da 80 anni, è: perché Helene Mayer si trovava lì? Altri atleti come il saltatore in alto Gretel Bergmann non avevano nemmeno avuto la possibilità di qualificarsi per la competizione. Era  in buona fede? Non era al corrente, forse, delle atrocità che Hitler stava già commettendo? Non sapeva che quelli a cui stava partecipando erano considerati dal resto del mondo “I Giochi nazisti”? Lo sapeva e non le importava? Voleva forse proteggere la sua famiglia? O se stessa?

È difficile trovare una risposta, dal momento che Mayer morì a soli 42 anni senza lasciare traccia di sé. Non visse abbastanza per rilasciare un’intervista dopo la Seconda Guerra Mondiale come fecero invece alcuni sopravvissuti, non esistono video su di lei, non scrisse un libro… La sua storia e i suoi pensieri sono stati ricostruiti da alcuni ricercatori che hanno cercato di mettere insieme le poche lettere che scrisse e i racconti delle persone che la conoscevano. Ma questo ritratto non rende giustizia alla bella e talentuosa schermitrice: chissà chi era davvero e quale caos aveva dentro.

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Fonti

Articolo di Claudia Bondi liberamente tratto da:

https://www.theguardian.com/sport/2016/jul/28/helene-mayer-nazi-germanys-jewish-champion-fencer

https://mashable.com/2016/10/23/helene-mayer-nazi-germany/#0KswjlntKkqx

https://www.britannica.com/topic/1936-Olympic-Games-Fencing-for-the-Fuhrer-1367966

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